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      Più simiglianti a Giove e più divine,
      come dice il tragico. Ad amore dunque tutto fu agevole, il tondersi, la spelonca, lo specchio, la spada, articolar bene con la lingua, imparare l’azione essendo già provetto, esercitar la memoria, spregiare il frastuono, vegliare le notti continuando le fatiche del giorno. Per le quali cose chi non vede che grande oratore è il tuo Demostene, denso e serrato di pensieri e di parole, e pure chiaro ed efficace per ordine? splendido per magnificenza, impetuoso di spiriti, sennatissimo nel temperare le parole ed i concetti, svariatissimo nel maneggiar le figure, unico tra gli oratori, come osò dire Leostene, che ti presenta un parlare animato e martellato. Non come Eschilo che, al dire di Callistene, scriveva le sue tragedie nel vino per concitare e riscaldare gli spiriti, non così Demostene componeva i suoi discorsi bevendo vino, ma acqua; e però dicesi che su questo suo bere acqua Demade scherzava e diceva che gli altri parlavano a misura di acqua,(132) e Demostene scriveva bevendo acqua. Benchè a Pitea pareva nella splendidezza delle orazioni di Demostene sentire l’odore della notturna lucerna. E qui il tuo discorso si pareggia al mio per il subbietto, chè non meno di te ho materia a ragionare su la poesia di Omero. Ma se tu passi ai benefizi che egli fece, alla sua munificenza nelle ricchezze, e a tutto lo splendore della sua vita pubblica....
      E così continuando stava per dire altro, quand’io ridendo l’interrompo e dico:
      Licino. Tu m’assordi le orecchie, e mi ci rovesci le parole a secchioni, come un bagnaiuolo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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