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      Onde il tuo rimedio è vieto.
      Tersagora. E però è buono: chè il rimedio è come la via, la più sicura è la più usata.
      Licino. Eppure io mi ero proposto il contrario di quello di cui menò vanto Annicero di Cirene innanzi a Platone ed ai discepoli. Il Cireneo per mostrare la sua perizia nel guidare il carro, fece molti giri intorno l’Accademia, tutti su la stessa rotaia, senza uscirne affatto, per modo che lasciò a terra la traccia d’un solo giro. Io intendo di fare l’opposto, scansar le rotaie. E non credo sia molto facile aprirsi novelle vie, scostandosi dalla battuta.
      Tersagora. Allora è savio l’espediente di Pausone.
      Licino. E quale? io non lo conosco.
      Tersagora. Contasi che Pausone pittore ebbe la commissione di dipingere un cavallo che si voltolava per terra, ed ei lo dipinse che correva, e con molta polvere intorno. Mentre ei dipingeva, sopraggiunse colui che gliel’aveva commesso, e vedendo, si lagnò perchè non l’aveva ordinato così. Allora Pausono comandò ad un garzone di voltare sossopra la pittura, e fargliela vedere: e così il cavallo veduto d’altro modo parve giacere rivoltato.
      Licino. Sei dolce di sale, o Tersagora mio, se credi che io per tanti anni mi sono ingegnato a voltarla per un verso solo, e che mutando e rimutando tutti i versi e gli aspetti, non abbia temuto che mi avvenisse il caso di Proteo.
      Tersagora. Quale caso?
      Licino. Diventare quel che egli diventò, quando cercava di nascondere l’aspetto umano: chè mutatosi in tutti gli aspetti di belve, di piante, di elementi, infine per mancanza di altra forma da pigliare, ritornò Proteo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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