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      Nè arti, nè maneggi, nè consigli nostri gli sfuggono: insomma quest’uomo è un baluardo, è un propugnacolo che ci arresta, e non ci fa prendere tutto in una correria. Se fosse stato per lui non avremmo preso Anfipoli, non terremmo Olinto, nè la Focide, nè le Termopili, non saremmo padroni del Chersoneso, e delle contrade su l’Ellesponto. Ei risveglia quei suoi cittadini svogliati e quasi per mandragora addormentati, e con la libera parola taglia e brucia per ispoltrirli, poco curandosi di ciò che lor piace. Le pubbliche entrate che spendevansi nei teatri, egli trasferisce all’esercito; con savie leggi su la marina crea un navilio che per disordine era quasi distrutto: rialza la dignità di cittadino prostrata e ridotta alla dramma ed al triobolo,(138) rimena quei tralignati ai loro maggiori e ad imitare i fatti di Maratona e di Salamina; stabilisce leghe ed alleanze tra i Greci per aiuto scambievole. A costui non puoi celarti, non ingannarlo, non comperarlo, più che il re de’ Persi comperò Aristide. Costui dunque, o Antipatro, è a temere più di tutte le triremi, e di tutti li ammiragli. Quello che per gli Ateniesi antichi erano Temistocle e Peride, ai moderni è Demostene, emulo di Temistocle per senno, di Pericle per prudenza. Infatti egli col farsi udire acquistò loro Eubea, Megara, le contrade su l’Ellesponto, la Beozia. E buon per noi, continuava egli, che gli Ateniesi fanno capitani Carete, Diopita, Prosseno, e cotali altri, e si tengono Demostene in casa su la tribuna, perchè se dessero a quest’uomo la piena balía delle armi, delle navi, degli eserciti, del tempo, delle entrate, io temo che ei mi chiederebbe conto anche della Macedonia; se ora coi suoi decreti combattendoci, accorre per ogni parte, previene, trova espedienti, raccoglie forze, spedisce grandi flotte, ordina schiere, e mi tiene fronte per tutto.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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