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      Di cogliere: e di giā vi si č ficcatoIl crudele Dolore, e gli trivella
      Con acute punture le calcagna.
      Ed ei, come se avesse nella lottaO pur nel corso offeso il piede, aggira
      Un vecchio poveretto che il sorregge.
      Ed ecco per nascondere che č zoppo,
      Appoggiandosi tutto alla sua guida,
      Ecco lo sciagurato, esce di casa.
     
      VELOCIPEDE.
      Donde questo terribile doloreM’č venuto nel pič senza ferita,
      E non mi lascia nč andare nč stare?
      Mi tira il nervo, come fa l’arcieroChe scaglia un dardo, ed a giacer mi sforza,
      E per pena maggior pių sta pių cresce.
     
      BALIO.
      Sollevati, o figliuolo, e tienti dritto,
      Su te stesso; se no, zoppo che sei,
      Cadendo tirerai me ancora a terra.
     
      VELOCIPEDE.
      Ecco, mi tengo a te senza aggravarti,
      Fo come vuoi, e il piede addoloratoPongo saldo sul suolo. Č pur vergogna
      A un giovane esser sempre nei pupilli.
      E non č buono per servirti a nullaUn vecchio borbottone.
     
      BALIO.
      No, no questo:
      Non malmenarmi, o sciocco, non vantareTua giovanezza, e sappi che al bisogno
      Č giovane ogni vecchio. Fanne pruova:
      S’io mi sottraggo in lā, rimane in piediIl vecchio, e tu che sei giovane, caschi.
     
      VELOCIPEDE.
      Sfalliresti, e cadresti debil vecchio.
      L’animoso volere i vecchi l’hanno,
      Ma l’opre loro non son pių gagliarde.
     
     
      BALIO.
      A che sputi sentenze, e non mi diciCome al pič t’č venuto questo male?
     
      VELOCIPEDE.
      Esercitando il corso, per tenereIl pič sempre leggiero, mi disposi
      A correre, e mi messi nel cimento.
     
      BALIO.
      Č molto tempo che egli o corre, o pure,
      Dice una mala lingua, sta sedutoA sbarbarsi per mano dei barbieri.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





Dolore