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      Decisamente sei scontento di te stesso perchè hai finito per capire. Sì, hai capito; mi odii, Tizio; decisamente hai capito, perchè senti che tu hai torto.
     
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      Sfogato, passato l'amorazzo: l'incostanza di Talanta diè ragione e scuse alla mia; ottimo il dolore a ridurre sul retto sentiero. Questo poi ch'io aveva vissuto in bello e buono combattimento, - prima osteggiando e vincendo le mie fantasime, indi li uomini, che mi volevano ridurre alla loro più piccola proporzione - veniva con lena incessante tracciato e battuto, con opera di sincerità, attraverso tutte le insidie e tutti i divieti delle costumanze comuni e de' retribuiti tradimenti. Ero, di questo passo, ad essere padrone della mia coscienza ed a comandare ai miei atti; similmente, da qui, poteva presumere di maggiorarmi nel giudicare altrui.
      Mi si pararono davanti due pericoli di differente aspetto. Il primo si apprestava come in una china di prato verde, fiorita, esposta al sole primaverilmente; ma, sotto, a mezzo declivio, mascherata da una siepe spessa e profumata di gelsomini, aprivasi in burrone spaventoso. Se tu, di buon passo, cominciavi la discesa, e, per forza d'inerzia, l'assecondavi, subito, il tuo andare si mutava in corsa, indi, in vertigine, e, balzando sopra le siepi, per l'impeto, trabalzavi anche nel baratro a sfracellarti. Questo pericolo chiamai del Conformismo. L'altro ti stendeva davanti un giardino incantato, ogni bellezza d'albero, di fiori, di frutta, di cacciagione, di statue, di laghetti; in fondo un palazzo di delizie, sfolgorante di luminarie, la notte; in pieno sole, nel dì. Solamente, tu dovevi trascorrere per i viali senza bisogno e necessità, senza voglie e desideri; non odorar fiori, non mangiar pomi, non bere acqua, non danzare nelle sale parate del festino; ammirare e nulla più, fuggire guardando.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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