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      Così fu, che alcuni de' più alacri si accorsero subito di queste mie prerogative, meglio, di questo mio bisogno d'essere in faccia al modo d'annunziano, un oppositore, non di progetto, ma di natura. Presto stesero de' paralleli, non so se esatti, ma certo, per me, compromettenti, tra quella moda ed il mio stile: naturalmente, li altri non li raccolsero nè li vagliarono, e finsero di non intenderli sicchè, Tizio mio, tu, che vuoi parere di tutti il più duro d'orecchio, lascia che te li enumeri in lungo ed in largo, citandoli senza ommettere sillaba. Ti piace?(4) Poco m'importa. È necessario che tu li conosca, perchè mi danno la procura legale, non solo, ma mi insigniscono della autorità necessaria, senza la quale non avrei, nè scritta, nè riordinata la presente Antidannunziana.
      1. Incominciò a strombettarmi, con animo e baldanza partenopea, Decio(IV) Carli in coincidenza col da me risuscitato scandalo salesiano di Varazze; dove, appena giunto per svernarvi, riaccesi la zuffa, che mi fece considerare, italiano, tra i più alacri, straniero in terra di Liguria, donde mi si comminava l'ostracismo. Ridicolissime cose: giovommi il gesto amicizia anche di sacerdoti non salesiani; e clericali ed anticlericali ad un fascio non seppero considerarmi che al rumore delle parole, cioè malissimo. Il caso era di curiosità frenastenica e di qualche garbo letterario, - ti prometto, Tizio, di ritornarvi con maggior agio sopra: - minimamente di rumore politico. Del resto, Tizio, sai, che io sono un anarchico le cui dottrine saranno utili ai conservatori che verranno fra tre secoli, e.. lasciamo andare.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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