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      O Tizio, vuoi tu dunque che colui, il quale suppone di sč tanto - e forse a torto - si metta ad invidiare il trionfo di una stagione di un semplice artista, di un uomo dotato di estetiche facoltą rappresentative, ma diseredato di quanto si chiama facoltą creativa ideologica, di pensiero e del modo di rappresentarlo sia in vita, sia in dottrina? Non lo credere; non ti conviene crederlo almeno per salvaguardarti la tua nomea di buon lettore e giudice: non č lecito confondere ed equiparare le virtł, per esempio, di Wagner, colle altre del tenore che si veste provvisoriamente della cotta d'argento del Lohengrin e ne canta le passioni sulle note del maestro. Tra questi e la Natura non v'ha nessuno intermediario; egli la rende con aspetto sempre nuovo alla mente delli astanti; ma il cantante istrione č un semplice mezzo, un magnifico fonografo, ripete, non scopre, canta da' nostri scritti, non trova; il trovatore non č il giullare; il filosofo, non č il gazzettiere; chi scrive per l'emozione di pensiero, non scande versicoli per preparare con maggiori prurigini il coito. O Tizio, sottile a distinguere come un confessore addottrinato di sul Compendium teologiae moralis di Hermann Busembaum, celebre gesuita, dovrai, per quanto restio, ammettere questa mia «Ragione per cui».
      «Di modo che» ripiglia Tizio in sul dileggio, «tu ti avvantaggi sulla ragion critica; quanto alla pratica, al costruire, non t'intrichi; bella forza e bella facilitą!»
      Non insistere, non mi ci pigli a far catedra; a sermoneggiare non č mio pane; si costruisce mentre si distrugge, come il legionario romano combatteva e dissodava la terra conquistata; metter fuori programmi non č mio costume; li lascio ai futuristi i quali vi bestemiano dentro la logica ed il buon senso divertendomi assai.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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