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      «Spegni l'entusiasmo, o Lariano guasconeggiante!» Interrompe Tizio, messo in buon umore, già che è fama sia il misto popolo che abita le sponde e le montagne del Lago di Como un quid di avventurose superbie e di letterarie prerogative da essere assomigliato ai cadetti navarresi: «torna in terra e considera con calma e pratica, come io stesso faccio. Vedimi intanto ben voluto da tutti ed anche da te, a cui sono necessario almeno per figura retorica in questa prefazione che si tramutò in dialogo».
      Non mi rimane che accostarmi alla tua comunissima assennatezza ed abbassare il tono profetico del periodo, farmiti alla mano e cercar di invogliarti, con acconcio boniment, a parlar bene anche del presente librattolo. Tu mi farai imparare l'arte del mercante, poi che mi è impossibile usare quella del ciarlatano: tu, che trovi utile dar voti amministrativi e politici, e scrivere con profitto rimuneratore sui fogli informazioni commerciali, marziali e letterarie. Senti, dunque, senza inutile eloquenza: «Approssimativamente puoi, Tizio, presumere coi possibili lettori miei, che cosa mai possa essere questa Antidannunziana, cui que' valentuomini e la mia coscienza mi devolsero in diritto e per investitura, ch'io reputo dovere, non solo, ma incarico: sarà un cibreo di notizie, vecchie, canute e calve e di informazioni fresche ed inedite, di stantii giudizii altrui e nuovissimi e non conformisti apprezzamenti miei, di già letti articoli di gazzetta e di glosse industriose ed originali non ancora apparse in pubblico.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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