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      Invece ed appunto, per queste presentazioni plastiche di una discutibile estetica, per questa rinomea, che non trascura di spargere ai quattro punti lo snobismo disoccupato, le morbose curiosità della borghesia, senza comprenderlo, traggono a lui. Li Homais del Flaubert, inalzano (goccioloni!) li occhi al prodigio; le vere e false damine svengono di voluttà; o sia che scandano le ottave di Venere d'acqua dolce, per cui insistente il Chiarini, sostituitosi all'Indice, sferrò fulmini di buona morale: o sia che leggano la prosa del Piacere; o sia, che più efficacemente ricordino le dolcezze ricche di spasimi, soferte sopra un prestigioso guanciale di sciamito, cui il poeta predispone nell'alcova delle trascelte.
      Ed a lui si avvicina, sorridendo e promettente, Lyane de Pougy (qui s'y loge voit le ciel): esclama con una smorfia tutta parigina: «ah, quel joli visage!» e le si fa promettere un mimo unico e speciale alle esposizioni delle sue grazie, tentando la réclame che si affievoliva intorno al suo nome caro alle bocche arciducali di Russia, sgranando una sua collana di perle, mezzo milione di lagrime espresse e cristallizzate dell'alchimia manifatturiera internazionale e proteso ai suoi piedi snelli, incomparabili.
      Ecco, che i suoi romanzi si traducono in francese; ecco, Sarah Bernhardt recitargli la tragedia moderna La città Morta.
      Poi, sfoggia la sua oratoria davanti alli elettori di Ortona(20) a mare; dalla bocca le imagini corruscano; vi convoca li Ospiti dalla marina e dalla Montagna; vi officia la Bellezza nella liturgia di Platone; elogia la latinità della stirpe; si fa eleggere e dà pretesto al visconte Melchior de Vogüé, giglio d'oro sbocciato anacronisticamente sul rosso campo della repubblica, di osservare: «voici le député de la Beauté».


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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