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      Fu quindi Claudio Cantelmo, ebro di volontà contenuta, per cui il poema è la vita; vibrò più lungamente e più veracemente in Stellio Effrena, quando nel Fuoco, racconta una recente passione, avido ed egoista, e, credutosi conduttore di popolo, vuole che ogni sua opera sia un messaggio ed un insegnamento. Ora vorrà dire: «Penso, che lo scopo supremo dell'uomo libero e combattente, sia la gioia, non il dolore, la gioia vera ed unica nobiltà».
      Di tal modo, pur confidando all'Huret che tutte le sue preferenze erotiche vanno meglio alla donna bella ed ignorante che non all'erudita ed all'intellettuale, s'affaccia, in questo punto, col primo volume delle Laudi (Gabriel Nuncius carmina deduxit), e, dalla prima pagina, vi avvisa colla epigrafe grecamente incisa a circondare la settemplice siringa del Fauno: «Voglio insegnare al modo d'Ellade»; per cui comprenderemo il perchè e lo scopo della vita, e, sopra tutto, le meraviglie della vita d'annunziana.
     
      NOTE.
      II.
      IL GRAN PAN ETERNO IMMORTALESTORIA RETROSPETTIVA.
      In un crepuscolo basso e sospettoso, crepuscolo d'anime e d'epoca, per cui fermentava nell'umanità una nuova ed opposta coscienza, mentre la liburna egizia barellava, stanca, sull'onde dell'Egeo e tra le capigliature bianche dei marosi; Thamos(25) navarca, ritto al castello di poppa, da Paxos, udì, dopo un rombo, chiamarsi. Tre volte esclamò la voce ignota il suo nome; il pilota rispose: ed a lui ancora la voce in un comando: «Quando tu sarai giunto all'altezza di Palodes, annunzia che il Gran Pan è morto!


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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