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      Tacito ed Epitetto stavano per parlare: Apollonio di Tiane, Cristo alessandrino e taumaturgo, facevasi corteggio di folle entusiaste; e Gesł, il Nazareno esseno, biondo e fascinatore, si faceva proclamare, lungo i villaggi della Tiberiade e del Giordano, re e profeta, da una turba confusa di pescatori, di falegnami, di cortigiane e di pitocche, contro la ritagliata potenza di un principe semita, in ostaggio dei Romani e della legge livellatrice del pretorio, occupato da un filosofante Pilato.
      Vollero il torbido delle anime, lo scompiglio del grande impero, la stessa ragione di stato imperiale, che la predicazione di una morale comunista e di un vago e misterioso teismo orientale; vollero la necessitą del tempo ed il bisogno delle novitą, siano pur rudi e miserabili, in quel diuturno sforzo troppo sopportato, che una critica, pił che una ricostruzione, venisse proclamata fondamento di disciplina religiosa.
      Li Evangeli, raccolta apocrifa di tradizioni orali, divennero fede e documento; i collčgi delli Auguri, dei Saliarii, dei sacerdoti di Dodona e di Eleusi passarono nei concilii di Alessandria e di Nicea, vescovi cristiani, disputando sulla grazia, sulla divinitą, sulla umanitą del Cristo, riplasmando le teogonie e la mitologia. Fra tanto, i monaci empivano il consiglio della Santa Saggezza a Bisanzio, e per le vie si scannava a pro di un jota aggiunto, o levato, o per le formole, o pel colore dell'abito rituale, o per il numero delle genuflessioni davanti alla icone ed alla panaghia.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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