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      Così, per quanto noi nel caso presente, non si abbia ricorso a lenitivi euforici e miserabili, pure, davanti ad una fama consolidata da quei mille fattori, che l'altro giorno avete saputo, non crediamo di aver raggiunto, con profitto, scopo mediocre o meritorio, ma solo di aver parlato secondo il nostro intendimento. Perchè coloro che se ne intendono hanno molte ragioni presso di lui per non andargli contro e sono per ciò i manutengoli della errata estimazione: altri, che non hanno prestigio catedratico, ma che sanno, se anche preferiscano la franca censura alle lodi supine, parlano ma si procacciano invidie ed inimicizie, che meno aiutano alla lealtà del giudizio, o si dirigono a chi schiva di udire.
      Il resto poi della folla, la quale accorge solamente il rumore delli applausi, anch'esso batte le mani e fa coro; ama d'essere grossolanamente ingannato e non si lamenta; che anzi, alla torpida ed infantile coltura, alla affrettata e superficiale conoscenza, alla estemporaneità del gusto di parata, servono le contrafazioni, le borie bambinesche, le vuote magniloquenze di chi ha creduto procedere di capolavoro in capolavoro, proclamandosi l'unico e l'universale, non so se con maggiore e deplorabile superbia di millantatore, o con più astuta abilità di trafficante verboso e spregiudicato.
      In ogni modo, per fortuna prodiga ed irriflessiva, Gabriele D'Annunzio persiste e si distende sulle nuvole gonfie della rinomea contemporanea, demiurgo operante l'eroica e l'erotica, in cospetto delli Effimeri, straniti e sorpresi, greggie di buona e pingue tosatura.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





Gabriele D'Annunzio Effimeri