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      NOTE.
      IV.
      PRIMA D'INCONTRARCI CON «ELETTRA»
      CI AFFACCIAMO IN CRISTO.
      Provvido, aperitivo e geniale, un piccolo scandalo istrionico e d'alcova dischiuse testè la via alla rinomea sopra la nuova pubblicazione del secondo volume delle Laudi. La Figlia di Jorio(32), proclamata, avanti che si conosca, come la più completa, squisita e modernamente italiana delle tragedie passate ed a venire, porse il destro alla attrice dalle bianche mani ed allo imaginifico di suscitare una baruffa in famiglia di qualche sapore estetico, per ricondurre l'attenzione dei troppo distratti borghesi sui casi della letteratura e della bottega d'annunziana. Non vale qui la pena d'insistere sulla pretesa disavventura comica; ma giova constatare, come in parte, per conclamare le Laudi, profitti in qualche cosa.
      Abilità di merciajuolo in proprio consiste, primamente, nell'accrescere valore nominale e commerciale a quanto fu già in uso: a biglietti di dubbia scadenza, ad operazioni di mala riuscita. Banchieri in mora e coscienze, che obbligano ad un presto salvataggio morale, avvertono ed accettano i mezzucci rappresentativi dello sfarzo pubblico e della réclame, per allontanare sospetti di rovina prossima e per vivere ancora sulla buona fede, con queste forme di astuzia, cui la facile ipocrisia dei bacati, e la remissività dei goccioloni permettono.
      Così lo scandalo grave, (molto spesso la sincerità è un mal fare) non viene ad interrompere d'un subito l'azione dell'inganno e la credenza dei babbei; ed, in modo non diverso, così può avvenire nella intermessa letteratura.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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