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      Chè anzi, giova una egregia presentazione tipografica che ricordi Aldo e Bodoni, giova la veste sciorinata ed alluminata delle carte al già saputo; giova un rimaneggiamento nel compilare, il quale abbia ad esporre come logica una serie di poemetti staccati antietetici e contradditorii in uno spesso volume; sì che a questo abbiasi a gabellare per eroica completa e pensata sopra una diretta ragione di vita e di filosofia.
      Tali mi apparvero Elettra ed Alcione, li altri soggiungeranno «per malizia o per invidia». Perchè i critici, in generale, con larga superficialità li sfiorarono amichevolmente, un dopo pranzo cortese di profumati avana e di liquori confortativi, per trovarsi, al riguardo, molto compiacenti.
      Un già ex-dannunziano (perchè è di moda non volerlo sembrare, ma in fondo esserlo) ci ritorna i due libri circonfusi da un'alta esegesi: ed a traverso la sua glossa li osserveremo tumidi della coscienza atavica di razza nostra, da che il poeta, ha il sentimento storico ed archeologico in atto di vita e di bellezza, quasi da informarne l'opera sua rispetto ad una irrefrenata necessità messianica del dire e dell'evocare. Ed un neo-d'annunziano, (vi sono, oltre che in botanica, famiglie d'arrampicanti ad erigersi sempre più in su, verso il cielo, in quanto più in su si estolle la pianta intorno alla quale convolgono e stirano le loro fragili liane) un neo-d'annunziano, ripeto, non si formalizza delle disparate opinioni che si aggirano sulla di lui poetica; ma si assicura che riguardandolo, come un idolo o come un nemico, incensandolo o demolendolo, parteggiando pro o contro, l'Abruzzese può ormai scrivere tutto quanto gli piaccia con franchigie più che costituzionali.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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