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      Non faccia Italia nel caso, per paura o prudenza, grande sfoggio di vele e di canzoni in sul partire, per tornarsene, meglio assicurata, sopra le navi inglesi, vergognoso e miserabile asilo interessato: e stia in casa sua.
      Più tosto Alcione, colei che nel mare concepisce e nidifica, en alì kuèin, figlia d'Eolo, rimutata in uccello, riassunta nella costellazione, spicchi il suo volo fermo, pugnace e sicuro.
      Perchè Alcione il terzo libro?
      Il poeta della sua stirpe non ha dimenticato l'aggettivo greco. A mezzo inverno, durante quindici giorni di tregua e di serenità, nei quali il mare sulle rive dell'Ellade alena e sospira, li alcioni fanno il loro nido. Insperata felicità di dolce raccoglimento, i giorni d'alcione, alkionìdes emèrai, venivano accolti col significato di un epiteto magnifico ed assicuravano, sotto li ulivi bigi e tiepidi, sieste beate. - O pure, tornando al suo maestro, quando Nietzsche appostilla in fondo al Viaggiatore e la sua ombra capitoletti d'intima psicologia, D'Annunzio ha forse rubricato in margine un racconto di lui, se il filosofo si sia incontrato in imagine con Dionysos e l'abbia eccitato «gran dio equivoco e tentatore», a cui aveva offerto, prima, come voi sapete, in tutta venerazione umana, l'opera iniziale, vero olocausto di giovanezza, più fumigoso che vivido di fiamma.
      Qui, il poeta nostro si fermò; apprese e fece sue, in questo momento di lirica, le parole che egli non scrive, ma che si rivelano sotto alla trama dell'ode: «e fors'anche verrà per me un giorno di tale calma, di tale alcionica felicità, nella quale le mie labra lasceranno prorompere tutto quanto io so, per raccontarvi, o amici, la bacchica filosofia».


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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