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      IV. di un suo saggio «La libertà del verso», necessità di rivolgermi per sentirlo a dire chiaramente così: «Prendete, da un lato, un volume libertario qualsiasi, ad esempio La solita canzone di G. P. Lucini, e dall'altro, quella gran parte delle Laudi del D'Annunzio che è scritta in metri non tradizionali, e fate il confronto. Entrambe le opere, è vero, sono in «versi liberi» ma se la prima non è per lo più, che prosetta ballonzolante, la seconda è quella poesia che è talvolta grande poesia. E ancora: prendete dello stesso d'Annunzio delle Laudi, quel che è in sonetti, in terzine, in quartine, in canzoni, e, insieme un libercolo qualunque, il primo che vi capiti, d'un versaiolo che rispetti la metrica, e fate il secondo confronto. L'abisso lo sentirete dopo due o tre versi, se non siete sordi e malandati». Ahimè! l'abisso esiste veramente nel cervello e nel ragionare del signor Onofri(43), per cui, non colla pretesa di fargli cambiar di parere, ma per la necessità di sviar li altri dalla sua strada e dal suo giudizio, affinchè non capitino in peggio, mi trovo costretto a precedermi ed a ripetermi. A precedermi, perchè più sotto, accennerò a quei motivi generali su cui poggia un'estetica del verso libero italiano, argomento di spettanza del secondo volume del Verso libero (1908): «Applicazione» alla «Proposta»: a ripetermi, perchè ricorrerò alle nozioni di altre pagine mie, quando, invitato dall'Enquête Internationale sur le «Vers Libre» - 1909 non ho voluto starmene morto.
      Rifletto, intanto, come nel dilagare dai versajuoli pseudo-liberi tra noi, sì che nella quantità fanno moda futurista, ed anche la critica rispettabile, di maschi e femine, per stare al corrente se ne preoccupa e ne sparla; a nessuno mai di costoro, femine e maschi, passò per l'anticamera del cervello il pensiero che l'umile sottoscritto fu precisamente il primo, il quale, in patria, ebbe l'audacia d'usare a tutte le occorrenze un suo verso, coniato da lui, fermato dalla sua cura, cesellato del suo bulino, che, per prender un nome qualsiasi nei repertorii gramaticali dei futuri pedanti, assunse con indifferenza quello di verso libero, già che lo si trovava bell'e conniato oltre il Frejus.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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