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      Perciò deve ignorare la mecanica, come la teorica, del verso libero, che è: L'espressione verbale più musicalmente logica e naturale, con cui si manifesta il lirismo umano moderno.
      Il poeta delle Laudi ha a sua disposizione due buoni occhi e due eccellenti orecchie, dono gratuito per risultati empirici; non ne tempera, nè ne aumenta la virtù coi principii risultati dall'aver ben compreso ciò che si deve fare, col possedere la coscienza del come va fatto: orecchiante, si accontenta di quanto gli riesce; egli ha fretta di riuscire: qui, e in tutte le altre cose sue, vuol far vedere che è capace, alle mezzane colture, alle più piccole menti dei suoi Seid che lo circondano. Nè come Henri(XXII) Gheon, nè come il sottoscritto - e lo vedrete - sa: «che ciascuna unità espressiva del pensiero, ciascuna unità logica del discorso crea un'unità ritmica nella strofe», unità che chiamasi verso, o sia la lunga parola concettuale e suggestiva, uscita dalla sensibilità del poeta e dal suo ragionamento insieme. Per determinarla, non bisogna subordinare la sensibilità ad un modo di pensare, nè il pensiero ad un modo di esprimerlo ritmicamente, ambo arbitrarie imposizioni prestabilite; ma lasciar all'ordinata vita della sensazione, del pensiero e della musica la propria libertà, dentro cui si sono fusi nativamente, chimicamente, non sopraposti, non accetti, ma per natura.
      Capita, quindi, di leggere dei versi liberi - e son tutti così - di questa fatta:
      «Sol una è la palma ch'io voglioda te, o vergine Nike:


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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