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      Sì: le cose ch'egli canta così, dovevano essere cantate diversamente; perchè se la poetica nuova ha qualche ragione di essere deve «per(XXV) sua natura sopprimere le forme fisse, conferire all'idea - imagine il diritto di crearsi la sua forma speciale, sviluppandosi come un fiume si scava il suo letto». Inoltre, a nuova musica, se è possibile pensare a musica prima di sapere che cosa deve cantare, nuovo contenuto; e se il D'Annunzio si dà in braccio alla recentissima moda del verso libero, egli deve necessariamente riempirlo con dei modernissimi concetti(48), con delle originali attestazioni della sua poetica attività, che sono ben lungi da essere un suo attributo spontaneo e naturale.
      Quale trasformazione ha subito la vita ed il pensiero di D'Annunzio mentre scriveva le Laudi? Non credere più a Cristo, ma al Pan? Novità! Ma ciò aveva già fatto Pomponazzo. Che scerne intorno di trasformato l'occhio estetico di lui? La antica mitologia pagana coi nomi topici greci e funzionali, che tutti li innologi, da Orfeo a Callimaco, industriarono intorno alli attributi delle diverse divinità. Ed anche Carducci, per nominar l'ultimo, popolò di vecchi numi le sue barbare! Ed allora, a che prò impiegare mezzo astruso e disadatto per ripetere male, impropriamente il già detto? Quale fatica! Evitare l'inutile fatica! Lasciamo questo plus-lavoro(49), che non gli rende, a questo poeta che ama complicare tutto e ha paura della noja: povero poeta e filosofo, se non sa le gioie dell'annojarsi: si capisce perchè non sarà mai un humorista.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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