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      La bazza è per il plagiario, che potrà confondere facilmente il mazzo già composto coi fiori in istelo mentre attendono, sui prati, d'esser colti; essendo la prima operazione assai più facile e meno faticosa della seconda. Ma l'errore è capitale: perchè il lavoro del raccogliere, cioè la spesa di energia umana nel determinare, dal discreto e dall'amorfo, il concreto e la forma, implica un acquisto di proprietà ed un aumento di capitale estetico, etico e scientifico per la società, che pur deve essere riconoscente a chi glielo ha procurato, e che deve premiarlo coll'impedire, almeno, che ad altrui, il quale volesse possederlo senza averlo fabricato, fosse lecito di osare la sua tentata espropriazione. Col Carey, Louis Blanc e lo Chévalier si accordano a meraviglia; e codesti novatori si mettono di tal passo in sul gradino filosofico del De-Maistre, tanto per dar ragione alla saggezza popolare: «Li estremi si toccano».
      Ma, scendendo dalla teoria alla pratica, dalla filosofia alla vita, ci incontreremo col Pouillet, giurista principe e specialista, che severamente dichiara e definisce: «Il y a contrafaçon toutes les fois qu'on prende une oeuvre qu'on n'a point faite soi-même, et que, sans permission de l'auteur, on la fait tourner a son profit. La contrafaçon partielle est défendue au même titre que la contrafaçon totale; prendre un peu du bien d'autrui n'est pas plus exsusable que le prendre tout entier». Sotto questa sanzione, quali opere moderne avrebbero potuto chiamarsi originali e come tali essere ingenuamente e sicuramente esposte in vendita senza pericolo di contravenzione?


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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