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      E la maggior scienza acquistata dal giudice e dal critico li fà più soliti al perdono.
      Incominciarono a distinguere. Certo, non rappresenta plagio quella informazione, quel dato esatto che si attinge da un'opera specialista, da un manuale; ed un romanziere, per esempio, sfugge a qualsiasi rimprovero, se, per descrivere un cielo stellato, si munisce di un trattato di astronomia per non errare; ma sempre l'imprestato deve essere accordato per ragioni tecniche e non di imaginazione. D'altra parte, è precisamente plagio quanto si toglie da ciò che costituisce l'opera generale; cioè, quello che si intende essere essenziale in creazione diretta, risultato dalla personale fantasia ed imaginazione di un autore, disposizione speciale nell'ordine di una materia, determinazione plastica di un'opera. Allora, tutte e qualsiasi sottrazione di questo genere non possono essere difese come necessarie documentazioni al soggetto, bensì riguardate come non leciti debiti incontrati di nascosto e dolosamente, colla sottintesa intenzione di non pagarli mai.
      In fine, se è permesso usare di una notizia, che, per la sua divulgazione si possa ammettere di pubblico dominio, si deve proibire l'appropriazione indebita dell'opera personale di un terzo. Questa fa parte della sua proprietà e va salvaguardata come un titolo di rendita; anzi, è esclusiva proprietà ed unicamente deve servire a colui che l'ha creata, a sua imagine e simiglianza, così. Perchè, quando appunto l'uomo fa opera divina e crea pressapoco dal nulla, volete ch'egli s'industrii come uno schiavo privo di attributi legali, che gli si vincoli la sua creatura in modo che non gli profitti?


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379