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      D'Annunzio ha bisogno delle idee in sè e della forma delle imagini, con cui li autori suoi patroni le vestono; se le appropria, perchè gli convengono; la sua caratteristica consiste appunto nell'arlecchineria; ed il suo merito nell'essersi ricucito un abito, che lo avvolge abbastanza bene con pezze e pezzuole varie, raccattate per ogni dove. Ciò significa fare il mosaicista riproduttore sopra cartoni celebri; essere un eccellente operajo, dotato da natura di buon gusto e virtuosità rara; non rappresentarsi come poeta originale, tanto meno, come l'indice lirico ed estetico di tutta una razza, una nazione, che, proprio, merita e può aversi, senza molta fatica, procuratori di maggiore potenza e dignità. «Ma egli è il letterato italiano che ci ha portato all'estero: con lui, i nostri libri sono entrati nel mercato europeo e diventano, se non seminarii di bellezze, almeno merce. Questo è quanto importa». D'accordo; egli ha saputo condir la sua produzione colli svariati e saporitissimi sbruffi della réclame, non nego; indi la fortuna lo protesse: ed un'altra volta il mio vecchissimo Aristotile mi insegna: «Dove è assai dell'intelletto ivi è poca(58) ventura»: che, nel caso nostro, si applica colla proposizione dell'inversa.
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      Nel discendere, dal generale al particolare, non vi ho esagerato: per sincerarsene, il lettore corra più giù al Mastro de' Plagi, dove le ricerche di altri, ch'io impiego qui in sintesi, gli risparmiano la fatica delle sue. Così, fattosene una convinzione da risultati che non potrà eccepire, può aggiungere un'altra caratteristica principale a definir l'arte d'annunziana con un indice che le appartiene in proprio e la distingue dalle molte altre: il Plagio.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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