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      Essa non ci rappresenta in totalità, non è fatta a nostra simiglianza, figlia nostra; ma darà di noi quel tanto che può combaciare colle linee generali della nostra percezione; la quale, del resto, non può trovare, per altre manchevolezze organiche, il modo di dimostrarsi completamente, originalmente, intiera. A Gabriele D'Annunzio è più facile il secondo mezzo d'acquisto ideologico, che non il primo, per difetto essenziale.
      Ognuno sa come la sensazione sia un mezzo termine, una crisi che deve terminare in una reazione: la reazione è di due sorta atto o pensiero: ed il pensiero è un riflesso ridotto a tre quarti. Vi è un istante, in noi - dopo l'urto sensazionale torbido ed inquieto - di dubio, in bilancia, se l'energia nervosa, messasi a vibrare, risponderà con un atto muscolare - gesto - o con atto psichico - idea: - se volge da questa parte, si è perchè, accidentalmente, per ragioni di polarizzazioni speciali ed eccezionali - quelle tali polarizzazioni da cui può desumersi nasca la genialità efficente - teratologicamente - l'energia nervosa si trasforma in pensiero. Il pensiero si manifesta, dunque, come luce nella corrente, non come moto: voi sapete che la luce elettrica è il risultato voluto e dosato di un corto(60) circuito; similmente, il pensiero, che dona noi l'esperienza, e che ci fa capace di esprimerci originalmente.
      Nella psiche di Gabriele D'Annunzio, non ci sono, o ben raramente si producono, dei corti(61) circuiti; la sua sensazione va indisturbata al moto, al gesto, alla reazione diretta.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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