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      Ecco l'Archetipo di bellezza! Enfoncé Manzoni, che ci ha troppo annoiato ed irritato lungo le pagine dei Promessi Sposi e per li Inni Sacri; via Carducci, per comprendere il quale bisogna essere stato ad ammuffire sulle panche dei licei; ma veder dentro l'invisibile, intendere l'inaudito, galvanizzarsi le cose morte, far la vita morte, risuscitare, colla smania della novità cubiste e futuriste, il medio-evo; questa, la più grande delle estetiche attuali.
      La Francia, che parve stanca di pensare cose giuste e di produrre cose belle, amando riposare in una crisi muscolare, in cui lo sport prende voga, ed ha costume rinnovato l'ignoranza, colla brutalità, trovò modo di applaudire al Mostro venuto di oltr'Alpe, belluario delirante di passioni di testa e di inganno: gli diede teatri, bardasse e soldi. Per lui, la ribalta dello Châtelet fu il suo gemmato firmamento, dove spuntava la luna ed il sole nel medesimo istante, e, similmente, tramontavano in confusa féerie.
      Su quelle tavole sceniche e polverose, in quel caos di telaccie guazzate e di lampade intermittenti, si foggiò l'orizzonte ultimo erotico e letterario di D'Annunzio; sorse la Rubinstein per logica degenerazione: era questa la Venere d'acqua dolce, la Figlia di Jorio, la Basiliola, l'eterno feminimo ossessionante, sconciatosi nella coda di pesce della Pisanella, che continuava la sua fatture. Oggi, si rivelava con tutti li attributi ed i vizii della complessa sessualità ermafrodita, in sul talamo della dramatica del Pescarese.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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