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      - Lui in esilio?! E chi gli ha tributato il diritto di sconciare l'istituto massimo della nostra eroica italiana, col pronunciarne le sillabe che lo nominano? Esilio, fuggire, come un commerciante fallito, debiti e creditori; debiti che lo inceppano e lo diminuiscono, creditori che lo braccano?
      Esiliati, dal Foscolo al Mazzini, dal Santorre di Santa Rosa al Tommaseo, dal Carlo Cattaneo all'Armellini; questi, nel patrocinio sacro della ospitalità forastiera, in terre più libere, in non certa securità di persona, per operare la patria, costruirla, per fuggire forche e galere, se non pugnali di sicari, per serbarsi il corpo come il mezzo necessario ad umanare l'idea e la libertà, come la possibilità di agitare; non per concedersi quiete di spirito per vagabondaggio estetico, per venali nottate d'amore, per tentativi di rappresentazioni industrializzate, per vanità di applausi, ignoranti vanaglorie di epidermiche titillazioni, strofinamenti di adulazione, glubere isterico d'ambubaje!
      Foscolo(78) in giornate pessime per l'italianità, abborrendo, più che la fame, il giuramento alli austrici, richiamati a Milano da un voluto assassinio di ministro probo - sollevatasi la teppa a finirlo, per denaro di nobili e d'avvocato; - dopo d'essersi guardato dalle spie, «col farsi misurare il dosso da un sartore che l'abbellisse di un abito soldatesco alla austriaca», si avventurò, sul far della notte per Como e di là per valico pealpino nell'esilio perpetuo; «e, a mezzodì del giorno vegnente, mentre altri circondati di battaglioni Ungheri proferivano il giuramento, gli veniva fatto di toccare il confine degli Svizzeri».


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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