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      (3) La vantata Grand'Arte, l'arte aristocratica del D'Annunzio, cercando di diventare l'arte per tutti, universale, ritorna alla plebe universitaria e piazzaiuola; egli, che vuol essere il purista ed il cruscante, torna a farsi conservatore. Giovano al fatto le parole di Scarfoglio nel Libro di Don Chisciotte «Chiunque prenda ad osservare le relazioni della nostra misera letteratura colla nostra vile politica, deve necessariamente notare questo fatto: che i moderati in politica sono, in arte, disordinati e plebei, e per contrario, l'aristocrazia delle arti è prediletta da quelli che politicamente fan professione democratica. Non avete mai pensato a questa dotta verità, versando la broda bottegaia della vostra prosa critica sulla poesia oligarchica del Carducci? Io son venuto a questa conclusione per lungo esame dedottivo, di cui la più sicura prova sta nella questione della lingua; questione per ora, sopita ma che non tarderà a svegliarsi con più caldo furore. In questa disputa i fautori della lingua unitaria, dal Manzoni al Bonghi, furono tutti codini, mentre, dal Guerrazzi, al Carducci e ad Alberto Mario, i repubblicani inchinarono sempre al regionalismo della forma.» Ciò vale anche per la lingua unitaria d'annunziana oggi scritta e parlata sulle gazzette e nelle caserme: altro che la vantata aristocrazia!
      (4) Mi affretto subito a farvi comprendere che questo librattolo è come un mastro scritto a partita doppia, col Dare e l'Avere, secondo l'ortografia computistica de' ragionieri, i quali trovano sempre, specie parlandosi delle amministrazioni governative italiane, il pareggio nel bilancio.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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