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      Qui invece, tra il Testo e le Note avrete le operazioni della mia critica e le riprove di questa coi relativi documenti; sì che anche ai lettori meno attenti sarà difficile dire che ho mancato di diligenza. Comunque, potrò, secondo il loro pensiero, aver ancora sbagliato, chè voi sapete, come le cifre, quanto le parole, siano delle opinioni.
      (5) Queste parole di Decio Carli, che manifestano il desiderio di volerne sapere di più, mi determinano ad una rettifica per la loro indiscrezione. - È troppo nominare amicizia la breve conoscenza ch'io ebbi col Benelli e col Notari, nè vanno confusi insieme. - Vidi e parlai con Sem Benelli, avanti ch'egli fosse il ricco e festeggiato trageda d'oggi dì, quattro o cinque volte, e quando condirigeva «Poesia» col Marinetti, di cui era, credo, il segretario. Poi, egli è salito, colli applausi, coll'onore di regali interviste e di popolari entusiasmi, a sedere sulla cronaca letteraria del paese, mentr'io mi limitava a camminare per una istessa via, col tracciarmela davanti, tra la savana selvaggia che è la odierna società e col percorrerla a tappe, postillate dalle mie opere: ma non tanto, parmi, fui sconosciuto da lui, se ne ebbi questa attestazione, che, come il solito, trascrivo certo non per mio imbarazzo:
      «Conoscervi è la mia aspirazione più ardente, ora che ho scorso l'opera vostra bellissima, ora che il vostro carattere mi è balenato a lampi. Noi giovani vi daremo, amico e maestro diletto, quel conforto che nessuno vi ha dato.» Bologna, 14 febbraio 1906. - Chè egli aveva combinato col direttore della Nuova Antologia, un lungo articolo su me e l'opera mia (Milano, 20 marzo 1906) - cui attendo invano, ancora, nè più pretendo, oggi essendo enorme la distanza che ci separa, per lo meno nel successo di fatto.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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