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      Di suo lo scolaro v'aggiunse solo la maliziosa canzonatura dei «Vè, vè» degli «oh meraviglia!» e dei puntini esclamativi. Il buon professore non se ne accorse ed il suo migliore allievo gli fece così la maggiore delle canzonature».
      Mai più: non fu una burla al buon maestro; ma il solito giuochetto dello scolaro, che vuol beccarsi un buon punto, senza faticare: e D'Annunzio si divertì sempre ad essere questo scolaro anche nel resto della sua vita, se ad ogni anno di essa ben vissuto ripetè di continuo la piacevolezza, per dar la soja, non più al maestro, ma al proprio mecenate. - Chè le inclinazioni si sviluppano presto e sotto la loro pressura divengono, col crescere del bimbo, le azioni dell'uomo; e dove la metafisica parla di destinazione o di missione, altri applica la scienza e spiega colla costanza del germe, che opera per la sua direttiva. Infatti se ne accorse anche il Croce parlando di Carducci: «È sempre importante osservare come un artista comincia, perchè nei primi passi si rivelano alcune tendenze naturali dello spirito che si fanno pienamente valere più tardi». Ecco, che il suo protetto poeta incomincia anche con un plagio patente, e seguita con un inchino cortigianesco ad un re, turibolandolo di poesia per un suo onomastico, ed è precocissimo amator di giovanette: perchè, nella topica incidenza, dimenticarsene, dopo di essere stato così severo spulciatore di Carducci? Portentosa adolescenza, così Vincenzo Morello la paragona a quella di Victor Hugo, di De Musset, di Rimbaud: già, osa anche disturbare Rimbaud; ed anche noi lo porremo in faccia, per scandaloso rimprovero, all'enfant prodige pescarese; e gli farem sapere le mirabili intuizioni di questo fanciullo, su quanto deve essere il poeta moderno, perchè egli se ne valga, chè certo non le conosce, per un'altra sua prossima prefazione alle, putacaso, Faville del Maglio: «Lo studio primo dell'uomo, che voglia essere poeta, è conoscere sè stesso intieramente.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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