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      Per ciò, come il William James, che è pressapoco il Bergson dell'America del Nord, può concepire l'arte come intuizione e non come pensiero, mentre io sono d'accordo un'altra volta col Settimelli a definirla un fenomeno puramente cerebrale, ossia un serbatojo di energie psichiche; rappresentandomi l'arte come un organismo vivente ed in azione, in completo aumento e riflesso per ragione, in commozione, per logica, ed emozioni di sentimento. Ma per ammettere ciò bisognerebbe anche definire la letteratura come: la bella espressione verbale delle sincerità delli autori; per la qualcosa si dovrebbe ammettere, che il plagio d'annunziano è la sua ineluttabile sincerità di arricchirsi indebitamente con quello di altri; ciò che, pare, non sia perchè il plagio è semplicemente fonte e reminiscenza, insomma una esuberanza della coltura e della memoria del poeta; il quale è tanto zeppo di roba altrui e tal mostro di erudizione, che, anche quando vuol dire sè stesso, esprime li altri. - No: egli è tanto povero, che, per farsi sentire a parlare, bisogna che impresti la voce ed i concetti dalli altri, senza di cui non potrebbe conversare co' suoi simili, conversazione per la quale egli vive. Badate: si nutre da parassita: vendendo ciò che non ha, ma di cui ha saputo valersi come fosse suo. Questo forse non accorge Benedetto Croce, che, essendo filosofo, avrebbe dovuto scoprire una amoralità funzionale nella psiche d'annunziana. - Enrico Thovez è con me: passate a leggere il capitolo Il mio e il tuo del citato Il Pastore il Greggie e la Zampogna: vi vorrà ricordare primamente la frase del Carducci: «E la impostura e la ciarlataneria e le ruberie e le mariolerie non saranno più impostura e ciarlataneria, ruberie e mariolerie perchè esercitate, perpetrate e commesse nel territorio della letteratura?


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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