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      Asta Nielsen ha, parlando con un redattore della National Zeitung, rivelato quale destino le ha impresso sulla fisonomia il suggello doloroso: la miseria. Non è molto poetico forse, ma ha l'aria d'esser vero. E serve a renderci più simpatica l'attrice.
      «Volete sapere qualcosa della mia vita?, ha detto l'attrice al giornalista; è una vita semplice come quella di tutte le donne nate povere che combattono per vivere e di tutte le donne che amano l'arte: vita di miseria, d'ostinazione, di lavoro e d'amore.
      «Vi meravigliate che abbia i capelli neri pure essendo nata in Danimarca? Il mistero è presto spiegato: io sono zingara di razza. Mio padre era nato nello Jutland, ma da uno zingaro boemo. Al pubblico fanno impressione i miei occhi perchè sognano sempre. Sognano perchè si sono aperti sul Baltico. E anche la mia maschera dolorosa impressiona?
      «Vedete: mio padre era un operaio ed è morto lasciando tre figli senza pane. Mia madre ci ha tirato su facendo la cucitrice. Come? Imaginatelo voi. Io a quattordici anni ero in una panetteria a vendere il pane a della gente anche più affamata di me. Eppure imparavo a memoria i versi del Brand di Ibsen. È stata la lettura di Ibsen che ha deciso del mio destino. Senza i versi del Brand sarei rimasta una operaia. Così invece continuai a lavorare, ma la sera frequentavo una scuola di recitazione. A sedici anni mi feci coraggio. Senza nessuna presentazione andai a picchiare alla porta di Peter Jendorf. Era allora il più grande attore di Norvegia. Ed ebbe la bontà di ricevermi.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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