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      Sì, signorina Mariù, è bene che si leggano: «Le Prefazioni di Giovannino, con un buon condimento di Feticisti Giovannini»: Palermo, Pedone Lauriel 1913. Chi sa che non le serva meglio del Gesuita, di me stesso, e dell'oscuro mormorio che già susurra un basta, tra la mortificazione, la vergogna e la paura di compromettersi: «Basta, poesie e prose, e quant'altro mai di simili postuma. Rispettatelo, rispettatevi»!
      (78) Un gazzettiere dei soliti ha il coraggio di citar Foscolo vicino al Pescarese, così:
      «L'Italia è stata troppo spietata col suo maggior poeta vivente, facendogli scontare amaramente il suo vivere disordinato. Eppure coloro, che hanno negato al Poeta moderno ogni valore per colpa della sua vita privata, sono forse gli stessi che ammirano ed esaltano il Foscolo, nostante la sua vita privata. E codeste due vite sono così somiglianti fra loro! Ma i contemporanei non sanno distinguere l'artista dall'uomo; perciò Gabriele D'Annunzio forse ha fatto bene a scomparire per un po' di tempo dalla società italiana».
      La sua ignoranza non gli dà nè meno la coscienza della sua vergogna. Foscolo, che ha troppo amato, ha troppo soferto; la calunnia lo perseguitò perchè espressa dalla invidia, e, fuggendo Milano, non riparò all'estero a cercar pace dai creditori, ma a salvare la sua italianità dalla vigliaccheria che tutti aveva preso, dal Monti al Manzoni, e dentro cui prosperò anche il Confalonieri, sinchè la delusa ambizione non lo fece cospiratore. Se Foscolo fosse ritornato, non lo avrebbero aspettato le carte bollate delli uscieri per liti civili, si bene il canape, il maggior onore che l'Austria riserbava alli Italiani, la maggiore attestazione della loro gloriosa generosità. E però quel Gazzettiere, che può magnificare in sulle aure delli anniversarii i martiri di Belfiore, ciò scordando di Foscolo, borbotta con bocca indegna la calunnia e si riconfigge un'altra volta nella sua presuntuosa imbecillità.


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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