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      «Mio caro amico,
      «Grazie del saluto, grazie dell'augurio. Come potrei dimenticarvi? Sono solo e amo la mia solitudine; ma penso con dolcezza che ho qualche fratello fedele pel mondo. Vi manderò il mio poema. Ebbi gioia nel creare: non ne aspetto altra. Il lavoro scenico, in questi giorni, è un orrendo supplizio. La vittoria non mi rallegrerà. Voi che foste sempre vicino al mio spirito, sapete quanto io sia «lontano»; tanto lontano che comincio a sentirmi santo.
      «Bisognerà creare una teoria nuova della santità, e manifestarla con una finzione. Ci penso.
      «Spero che ci rivedremo, in terra d'esilio o in patria. Mandatemi qualche vostra prosa acerba e irta. Che fate? A quale impresa date la vostra ardente forza?
      «Io ho le mie finestre su un vecchio parco regale che si copre di fogliette «pur mo' nate». Addio.
      «Gabriele d'Annunzio».
      Per Giove! Come si era sbassato il cervello d'annunziano dalle non lontane Laudi, in cui aveva bestemiato Cristo, al San Sebastiano, in cui si faceva asceta! Si vede che Nietzsche, il grande distruttore, non operava più, gli si era allontanato; Zarathustra non gli gridava più all'orecchio: «I santi, questi calunniatori della Natura, che imbevano di sputi sanguigni e cospargono, coi fiori purolenti delle stigmate isteriche, la razza umana, avvilendola colle immonde e vergognose rinuncie all'orgoglio, al coraggio ed alla dignità»! Enfoncé Nietzsche al contatto del tranquillo e reddituario pragmatismo americano, tornato in Sorbona a traverso William James. - Non per nulla, ai tanti di Maggio 1911, il pagano lussurioso si trovava in sulla stessa pagina dell'Indice romano, coll'idealissimo, isterico, insessuato Fogazzaro; il quale può lasciar scritto nelle Ultime: «Ma come l'uomo giungendo le mani sente in sè un principio di preghiera, e, stringendo i pugni, un principio di collera, così lo stato di pace, anche se mantenuto da ragioni egoistiche, viene determinando nella umanità un sentimento pacifico di ordine superiore»! Viva li Americani del Nord, gente che appare: altro che prima l'essere poi il parere carducciano: ma che!


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Antidannunziana
D'Annunzio al vaglio della critica
di Gian Luigi Lucini
Studio editoriale lombardo
1914 pagine 379

   





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