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      Re di valsente, Re di corona e Re del mondo,
      compreso inferno e paradiso;
      il re di Brocelianda, il bel paeseche proprio non c'è.
     
      Per mazzi di festa,
      per sopra l'altare,
      per scagliarveli ai piedi in protesta:
      codesta frasca scabra per la cucitrice,
      zitellona deforme e bisbetica:
      unica rosa pel bicchiere fessoposto sul comodino all'ammalata povera:
      e molte rose pel bouquet sgargiante:
      due foglie verdi per la passante:
      un bocciolo socchiuso all'amicizia:
      tutte le spine per l'odio e l'amore:
      le spine che cavano il sangue,
      il mio bel sangue rosso come è rossa la rosa,
      il mio bel sangue denso ove ciascun s'imbelletta;
      tutte le spine che mi buchino il corpo.
      Poi la corona classica alla pallida sposa:
      ma imperiale, incuneato, irto di sacrificio e di passione,
      simbolo caro all'acquisto dell'inquieta Umanità,
      il serto in fronte al Cristo pel tempo che verrà.
     
      Or faccio il Giardiniere d'Academia,
      e non m'attardo a bere nelle bettole,
      per quanto mi dimentichi a chiacchierare;
      in sulla soglia, dispenso fiori ingenui e bastardi.
      Quante corolle raccolte da sui rosai in riva alle paludi!
      Han maturato tardi: ma nessuno vi illude.
      Oh, per amarvi meglio, sapessero come fan tutti
      - e non lo sanno! - ingannare!
      Già, ve lo dissi, non hanno profumoné vi celano il serpe di sotto:
      - Fratelli miei, malvagie Sorelle,
      non attendete cotidianamente a divorarmi il cuore? -
      Oggi, le rose mie non hanno più odore.
      Libro primo
     
      ANTITESIPrometeo
     
      Whilst me, who am thy foe, eyeless in hate,
      Hast thou made reing and triumph, to they scorn,
      O'er mine own misery and thy vain revenge.


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Le Antitesi e Le Perversità
di Gian Luigi Lucini
pagine 207

   





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