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      SHELLEY, Prometheus Unbound, Act I.
     
      Per non piangere no, perché non voglioche altri mi pianga di codesta angoscia. -
      Tra la porpora viva dell'orgogliola passional tempesta dentro scroscia,
      e, ritto al fortunale, sullo scoglioPrometeo dà se stesso. - Sulla coscia,
      l'adunghiato carnivoro, all'imbrogliodell'inguine e del sangue, di una floscia
      carne si pasce sciapa; ma il pensierovagola e la ragione sopra intende.
     
      Turbina dentro al vento la prescienza.
     
      Sta sopra ai ghiacci il sol calmo e severo.
     
      Una valanga d'argento scoscende.
     
      Detta, enorme Prometeo, l'avvertenza.
     
      Scienza conferma: "A che sformare il volto,
      nelli insulti spasmodici, al dolore?
      perché conturbar l'occhio, un dì rivoltoal profumato nascere del fiore?"
     
      Arte spiega: "Perché la man che ha cultograzie di bimbe ed ebbe per l'amore
      le soavi carezze, - oh quanto, oh moltopredilette e studiate! - nell'orrore
      della moral tortura disperate?"
     
      Dolce in pensiero passan le memorie:
      Stavano i tralci pingui e rugiadosi;
      noi abbiamo in sull'alba incantatedei nostri amori le assai vaghe istorie,
      e le bocche non erano piagate."
     
      Convien saper far parte, in grave giro,
      Prometeo, alla sequenza della vita,
      richiamarci davanti, nel sospiroultimo, la più dolce e più squisita
      voluttà delibata. - Nel martirola carne a brani morsa, redimita
      sorriderà benigna al flavo e mirouccello, religiosa e in se contrita.
     
      Ecco,
      diremo compresi e sereni,
      la testa sanguinosa un dì tra i senid'una gioconda Galatea posava,
      maraviglie di vezzi e di giojelli:
      ci splendea una corona sui capelli,


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Le Antitesi e Le Perversità
di Gian Luigi Lucini
pagine 207

   





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