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      Uomo,
      l'enorme Ventre mio flavo e ferace,
      l'enorme parto flavo del frumento.
      Il Cielo immenso è la Tenda perenne,
      pronuba alle nostre Nozze divine:
      Tu hai labbra d'acciajo per baciarmi,
      e tutta la Terra è la tua Patria,
      tutta la Patria Tu porti nel cuore, ardente d'imperio.
      Domani, in ogni luogo della decliva amantevedrai sementa bionda, come i tuoi figli di carne,
      sparsa e feconda,
      vedrai rutilar biade ricciute e fragranti,
      come sopra alle spalle delle belle fanciulle guerrieresvolgersi bionde trecce serpentando,
      cariche ed ornatedi mirti per l'amore, di quercia per la gloria,
      di pallidi ulivi oleosi per le secrete fiamme familiari.
      Per Te sarò sempre fedele:
      prodiga ed inesausta t'offrirò vigne, granai e pomerii:
      ma sarà necessario che Tu mi sia fedele,
      sposo possente ed infaticato,
      munifico del tuo sesso al mio sesso,
      benedicendo all'amore coll'amore.
      Odio l'accidioso e chi si niega.
      Or, Tu, inquieto, che incroci le braccia,
      il sinistro sul destro, flacide e glabre,
      davanti al tuo lavoro, culto e religione,
      Tu, miserabile accosciato alla porta d'altrui, o senza casa,
      vedrai passare il tempo,
      l'ore d'oro, d'argento ed oscure,
      tornando, dall'abisso nell'abisso,
      pigri crepuscoli d'anima, di sole e di speranze.
      Vane, Tu, sporgerai le mani scarne chiedendopane alla fame ed acqua alla tua sete;
      baci all'amore, in vano.
      Ché l'Uomo imperiale ti schiverà torcendo l'occhi dall'abbiezione,
      gittandoti da lungi il tozzo fermentato delli animali immondi.
      Ti porteranno i frusti acidi e l'acqua sciapa,
      che si ammuffa nei truogoli ai majali,


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Le Antitesi e Le Perversità
di Gian Luigi Lucini
pagine 207

   





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