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      che lieti vi conducono a' bei fiumidella mia eternità.
      Io sono nero.
      Rosse troppo s'accendono le labradi tra le guancie.
      Porto le melarancie medicatepel bimbo che si lagna:
      così chiuderà l'occhi;
      la testina reclina sui ginocchidella mamma che vigila.
      Dorme tranquillo?
      Oh, più tranquillo d'ora,
      non potrà mai dormire.
      So la Natura: ha bisogno di sangue:
      io vengo a richiamar tutti li stanchi.
      Oh quante molli bocche desianti una pace!
      Oh come tace ermetica questa vergine bocca!
      Sono il buon Re della liberazione.
      Ho corone di ferro e manto verde;
      tutto che qui si perdeio raccolgo per via.
      Così affaticano sotto ai fardellidi mille cose disparate e oscure
      quest'umili camelliche vengon dietro.
      Odo vagir là giù:
      un essere di più su questa terra?
      Porterà pace o guerra?
      Forse un predestinatoe molto sofrirà.
      Faremo riverenza di presenzaa questa devozione fatta carne.
      Seminerà pei posteri:
      un mio ministro già gli preparala più rustica bara.
      Ancor si sente piangere là giù:
      o voi pregate; o voi sperate?
      Se nel passar mi apriste la postierlavi condurrò a vederla
      la ben amata, la Felicità.
      Molti bambini sognano delizietra le pigrizie dei letti spiumacciati.
      Sogno beato se non vi destate.
      Molte bambine sognano amorisorridendo tra i fiori
      di giardini impossibili.
      Sognate quindi se volete vivere.
      Dispensieri, dei sogni, ancor dei sogni,
      da questi aerei tronisi domina la vita.
      E se il sogno è la Morte
      Dispensier' spalancate le portea quest'anima vagola e sperduta.
      Tutto che qui si perdeio raccolgo nel mio mantello verde
      soffice come l'erbe


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Le Antitesi e Le Perversità
di Gian Luigi Lucini
pagine 207

   





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