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      Din, don, dan! L'allegro suon della maggior campana del campanilesal nel mattino; din, don, dan, sopra l'esile tinnir delle campanule,
      viandanti al collo delle vacche. I grossi armenti di papà Gilles
      escon di buon mattino qui sui pascoli:
      le sonagliere squillan sui dirupi e dalli acuti scogliscende il torrente. Avoltori e allodole pel vento
      azzurro e profumato. Din, don, dan! Il sol si affaccia sopra ai ghiacciai.
      Molti rosai dan fiori ma i rododendri stan umili ancora.
      Un non so che di strano va sui prati, son troppo verdi e molli.
      O pastora, o pastora, per di qua: il faggio a maggio dà scarsa ombrìa:
      o pastor, per di qua:
      din, don, dan,
      da, da, fallerì, fallerà.
      La maschera ebrea
     
      La bella mascheraride e folleggia;
      inver,
      non ha pensierla bella maschera.
     
      Garçon da ber;
      champagne! Colma il bicchier,
      o bella maschera;
      e vuotalo:
      canta la danzaride il piacer,
      lascia le chiome al ventosvolazzare. Ti va?
      Senti che waltzert'invita.
      Oh nel waltzer la vita,
      e nella vita l'amore!
      Non ti pare? Danziamofin che ci regge il cuore.
      Procace maschera,
      trilla il flauto strambo e la chitarrastride lagrime.
      Che fa? Poi che si suoni il waltzer,
      si brindi al piacer,
      se fesso sta il bicchier,
      e se la corda strida;
      forse non vuoi ch'io rida?
      Rido se il cuor mi piange.
      Ebben se al volto tuo grazioso e sfacciatelloponi la larva nera,
      a me sul volto cui scende la serapongo il lucente giorno.
      Se intornovan sospiri innamorati
      convien piangere i bei giorni passati?
      Oh no da vero affé;
      giuliva mascheraun bacio, un altro, tre:
      su via, l'ultimo a me,


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Le Antitesi e Le Perversità
di Gian Luigi Lucini
pagine 207

   





Gilles