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      e i farabutti che ci scimiottano senza sapere che vogliamo dire -
      Amica, anche il tuo sguardo sfugge la mia pupilla;
      poc'anzi una favilla vidi fugace a spegnersi,
      desiderio di carne e di carezze, non desiderio d'idealità. -
      Ma a notte, a notte fonda! Le tende sfumanodentro alle tenebre; anche se mi scompari e delle nebbie
      che portano la forma del tuo corpo, si plasman vicino a me.
      La nebbia! ... Ed è il tuo corpo in sui guanciali bianchistanca malata pallida ed esile, lunga malata pallida,
      oh sui cuscini senza orgoglio, oh frigida malata, Amica mia!
      Verso l'eternità volgon li sguardi,
      l'istanti son ben tardi al richiesto tramonto;
      li sguardi, l'occhi di un oro profondol'occhi bizzarri e dolci che si muojono.
      Così muojon d'estate lentamente i vesperi dorati,
      sui pantani rappresi in mezzo all'erbeoro verde sull'acque e verde d'oro sopra la prateria.
      Così eran li sguardi, Amica mia. -
      Oh li sguardi ignorati a sconosciute cose, sguardi nel vuoto,
      sguardi indecisi; oh li sguardi angosciosi verso un Secreto che fremedentro di noi; oh sguardi della fame e di qualunque fame,
      fame di pane, d'amore, di gloria sguardi disconosciuti;
      oh li sguardi di chi nascerà poi, sguardi oltre alla nascita del bimbo;
      oh pietà delli sguardi che s'affisano dentro all'occhi brumosi d'una vergineche freme a indovinare; pietà dei morti sguardi dei ciechi,
      pietà d'un raggio di sole sopra ad una palude! -
      Ed hai veduto, Amica, delle mani, esangui mani e lungheaderte e ingiojellate, scongiuranti nel bujo?
      Io non so donde vengano, o forse scaturiscon da terra,


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Le Antitesi e Le Perversità
di Gian Luigi Lucini
pagine 207

   





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