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      Che gusto allora, una volta aver costruito portico, saloni, terrazze e torri, e, sulla maggiore, issata la bandiera della solennità, trovarmi davanti al competente, il quale vi può gridare: "Tutto bene: solamente la prima pietra, il fondamento è su terreno d'alluvione; se viene a piovere e la ghiaja consente, vedrai dove scivola il tuo palazzo". Quest'era l'atroce dubio che mi tormentava.
      E or l'uno mi diceva: "Non si chiama D'Annunzio, bensì Rapagnetta!" e l'altro confermava: "È D'Annunzio puro sangue!": quest'altro sosteneva: "È nato sulle tavole di una paranzella al largo di Pescara, proprio poeta del mare, sul mare!". E l'invidioso: "Non credergli, è una panzana!". L'informato veniva a leggermi un foglio su cui si confermava come il D'Annunzio fosse anche Rapagnetta e viceversa; com'eglí avesse lasciato scritto di propria mano la data di sua nascita7: 7 Giugno 1867, su di un album calendario privato, oggi, divenuto preziosissimo, perché condecorato da molti autografi di celebrità: ed io quasi a credergli. Il contradittore, invece, sosteneva che proprio D'Annunzio, il dì 31 agosto 1906, aveva affermato nanti alla pretura di Firenze di aver trentanove anni, sicché fatto il calcolo, oggi 1912, dopo sei anni, ne dovrebbe avere quarantacinque; ed io, con tanto lusso di date documentate mi credeva di doverlo smentire. Indi, l'uomo pacifico voleva persuadermi che D'Annunzio certamente era nato in qualche parte d'Italia in quella decina d'anni che corrono, dal 1860 al 18708; l'ironico mi eccitava a sperare, per mia pace, che fosse almeno nato nella luna.


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





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