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      Vi pare che ne gemano i suoi personaggi; ma con essi, egli, il manipolatore avveduto, non ha soferto, non volle mai consentire: sta, freddissimo dilettante che anima di prosodia il vocabolario, non di vita le imagini e le maschere sceniche; perché egli non può allevarsi l'humorismo, un modo d'essere letterario affatto psicologico, cioè: quella rara e squisita manifestazione della virtù la quale usa, per far migliore altrui, espandersi sinceramente da un cuore che ne è ricolmo. Vi prego di sapermi dire dove è la virtù nel carattere d'annunziano ed il cuore, o, quanto meno, quali siano quell'affetto o passione ch'egli usi chiamar fenomeno virtuoso, quale quel muscolo che la pretenda a cuore, scaturigini necessarie, fattive indispensabili di quanto l'arte letteraria possa, in sul vertice della bellezza e della sociale utilità, senza accamparne didattiche e morali direttive officiali. - Inutile volgere in busca da questa parte. E però alcuni, avendomi magnificato l'humorismo di Fogazzaro, volli io pure assaggiarlo e rinvenni il niente: e quando altri delirarono per la magnificenza d'annunziana mi accorsi che era quel niente vestito in gala. Né mi si stia a rimproverare che il niente non porta abito: mai no! esso non è il vuoto, esiste; solamente è: una quantità negativa.
      Ora, prendetevi in mano e fate oggetto di studio un periodo una strofe di Gabriele D'Annunzio. Questi non vi riserbano nessuna scoperta, non vi danno mai la gioja di poter aggiungere alcun che del vostro a quanto vi dicono.


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





Fogazzaro Gabriele D'Annunzio