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      Canzon, tu vammi ostaggioch'io guarderò mia fede a Lui che parte.
      La fiaccola, che viva Ei mi commette,
      l'agiterò su le più aspre vette.
      A lui non profitta, per la buona accoglienza presso i migliori, mandare un ramo di pino, svelto dai monti della Lunigiana, perché buon senso e cordoglio di popolo ne han fatto giustizia e lo han trascinato, lungi dalla bara, ai rifiuti: solo i suoi valletti, che qualche volta gli si ribellano, in urla incomposte di schiavi mal nutriti, possono suscitarlo erede, sulla rinomea dei fogli estemporanei. Noi sorridiamo e lasciamo passare il corteggio carnevalesco, al seguito del più compito istrione dell'attuale letteratura. - Se il Pescarese fosse stato alla scuola di Carducci, avrebbe riformato, collo stile, la vita che gli nuoce, come le sue opere lo svisano. Si sarebbe riserbato sereno, sincero e profondo; non turbolento ed epilettico; non ricercatore di mostri francesi e slavi; non ad accogliere tutte le abberrazioni della moda forestiera; non a vestire di imagini italiane e meridionali, concetti, sostanze non sue, accattate qua e là, nel vagabondaggio estetico, nelle peregrinazioni insoddisfatte. Ed è mancanza di coraggio la sua e d'altri l'aver aspettato, oggi, quando il Maestro non può più scacciarlo, a volerlo panegirista di chi non ha mai né compreso, né ammirato prima. - Stia invece, un po' più grandicello, tra quei minimi che ripullularono al suo fomento, vagellante tra l'estasi prerafaellita e primitiva di Francesco d'Assisi e le perversità ricercate ed anomale del Wilde e del Sacher Masoch.


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





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