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      Se non che non tutti, e, fortunatamente, per il piacere della varietà nella specie e per l'onore del carattere umano, non tutti si sentirono di tempra elastica ed insensibile insieme per accondiscendere al desiderio dominatore del Divo; alcuni insorsero. Tra questi è bene notare l'austero e costante repubblicano Arcangelo Ghisleri, che di sulle colonne della Ragione, in un suo numero del Maggio 1908, volle prendersi la responsabilità di non pensarla come la plebe e di dirlo in faccia ai mignoni ed alli interessati, più per ragione di critica politica e sociale, che non per giusta attestazione di critica letteraria. Vi piaccia leggere, qui, l'articolo che risponde perfettamente alle mie vedute sull'argomento e che è bene venga conservato su fogli meno avventurosi all'oblio come quelli di un giornale; tanto più che fu l'elaterio per cui anticipai, rispondendogli sulla stessa gazzetta, alcune pagine del Verso Libero, alla conoscenza pubblica impaziente, come vedrete, di assecondare l'amico nella sua nobile protesta generosa.
      Istrionismo e pusillanimità
      Ci pare ormai tempo che si dica pane al pane e pazzo ai pazzi, anche se questi si chiamino Gabriele D'Annunzio. Sono parecchi i cittadini non analfabeti e non illetterati, che con tutta la buona volontà di entusiasmarsi pel divo del giorno, non ci riescono; e i più miti si domandano se sia venuta meno in loro la sensibilità estetica, o la intelligenza, che pur li soccorre nel trovar sempre belle le pagine belle di tanti altri scrittori nostri di ogni secolo.


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





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