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      Non lo crediamo sincero: non si è mai compromesso con parole, che avrebbero potuto ritornargli davanti come un rimorso, riuscito a pascersi alle facili greppie: per ciò ha creduto di poter viaggiare impune in ogni luogo, senza direzione, senza guida, vagabondo, capriccioso. Resisterà al tempo la narrazione di questo suo periplo? È egli di sé stesso un Erodoto od un Marco Polo indimenticabile? La sua piccola Academia si discioglierà con lui: i suoi stessi mignoni gli si rivolgono contro, egli opera saggiamente se li percuote sulle terga41; lo hanno fatto tradire e lo hanno tradito. Erano, dietro di lui, in un codazzo insolente, denso, garrulo di voci stridule e male armonizzate; gli facevano un'ombra densa; al di là di questa massa amorfa, non poteva veder bene: fu sempre uno straniero tra li uomini che valevano più di lui, ma gli avrebbero insegnato ad essere decoroso come artista: e la sua vita, che si immedesima coll'opera sua, e l'una e l'altra, rimasero senza scheletro, nulle, flacide, e non contano nella esistenza di un popolo; valgono come quella di un tenore applaudito, o di una virtuosissima ballerina dispensatrice di grazie procaci. Egli non eccitò nessuna azione, né buona, né cattiva; non suscitò a paragone gesti di cupidigia, o di rifiuto; non fu né coi vinti, né coi vincitori mai; ha creduto di dominarli, li ha semplicemente divertiti; non ha potuto essere, né fare di più; Saltavit et placuit. Ed il popolo lo ha lasciato solitario, lui frenetico di frastuono e di seguito.


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





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