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      Egli vi si crede aspettato con impazienza ed affretta corso alla stagione perché, dopo Trouville, i viaggetti per la Svizzera e la Bretagna, le caccie in Normandia, le vendemie in Provenza, tutta la città torni all'applauso e rinnovi, per lui, li entusiasmi delli snobs ed i sorrisi maligni e reticenti della critica invidiosa.
      Starà infatti ad attenderlo la dama illustre, che gli prestò la sua mano, nel fondo di un palchetto semioscuro, feticcio e portebonheur, per tutta la prima rappresentazione di Ville Morte, fiasco sostenuto dalla dizione magica e dal porgere perfetto di Sarah Bernhardt: Lyane de Pougy, che già gli chiese un mimo singolare per sfoggiarvi le preziosità della sua persona, oggi, priva del correttore de' suoi romanzetti, Jean Lorrain, lo inviterà, forse, a occuparne la carica, non facile sinecura, per lasciarsi ripetere il complimento: "Ah, quel joli visage" per permetterle di confidargli la pena, non ancora medicata, della perdita della collana di perle, trecento grosse e tonde ed uguali, ciascuna delle quali rappresentò, per lei, un dolce ed intimo ricordo. E Ricciotto Canudo52, suo banditor di lontano, gonfio di molta loquacità mediterranea, ben stemperata in francese, magnificando a dritta ed a manca la latinità, la grandezza, la possanza, la bellezza dell'unico discepolo di Carducci, battendogli dietro la gran cassa, sul break dipinto, stemmato e dorato del cavadente, gli si affretterà incontro, tutto ossequio, disinvoltura, rispetto ed officiosità; gli offrirà sé stesso e la sua penna scorrente, paraninfo e Barnum in sott'ordine di questo bluff abruzzese, di questo bovarysme epilettico e persuaso.


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





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