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      Troverà pure, tra le accoglienze cortesi e liete, questo piccolo volume: "Les Dieux s'en vont, D'Annunzio reste". F.T. Marinetti glielo ha composto con cura secreta e glielo porge, malizioso, come, dietro il carro del trionfatore è fama, che, in Roma, uno schiavo andasse ramentando vicino al Campidoglio la Rupe Tarpea.
      Pamphlet, lo incominciano a dire i giornalisti francesi che se ne occuparono già: pamphlétaire il suo autore, ricco di estro garbato nel consacrare al poeta di Laus Vitae un libriccino ricolmo di misteri, di reticenze, di sottintesi, di graziette apodittiche. Il Marinetti si è compiaciuto di offrire le sue ironie divertenti e le illustrazioni barocche e geniose del53 Valeri, - il quale commenta in sintesi il testo con una sfoggiata e demolitrice caricatura - mentre li Iddii indigeti di Italia, Verdi e Carducci, presiedono alle nostre fortune dalla tomba; lo manda al pubblico d'oltre il Cenisio se vuole comprendere; lo destina al suo eroicomico eroe, mista persona di ingegno e di plagi, di lirica e d'istrionismo, di sincerità incosciente e di inavvertita e spontanea menzogna, se vuole degnarsi di conoscere, a paragone, la sua imagine vera. Fors'anche ha aggiunto un'altra pagina al grosso volume delle ciarlatanerie d'annunziane ch'io intitolo, per l'occasione, Puff. (Pronunciate Peuff all'inglese). Perché il Puff divenne una assoluta necessità e da Londra passò la Manica, le Alpi e venne tra noi; ha conquistato i suoi diplomi di naturalizzazione e di cittadinanza; è la menzogna allo stato di speculazione e alla portata di tutti, moneta corrente, gettone d'inganno, cambiale inesigibile, che circola liberamente per54 la società, pei bisogni dell'industria letteraria e no; è rappresentata da tutte le vanterie, da tutte le pagliacciate, da tutta la falsa sensibilità de' nostri poeti, de' nostri oratori, de' nostri uomini di Stato, ed ha per organo massimo La Réclame, ordigno, machina, velocità d'informazione, stereotipata bugia telegrafica, corruzione del gusto nazionale, scherno insistente, continuo e doloroso alla dignità severa ed alla onesta bellezza della nostra vita moderna.


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





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