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      Veramente, la ragione fu altra, ma non importa, e già ve la dissi: però fermatevi a considerare, che, anche i sudicioni, hanno la loro pudicizia, specialmente quando l'essere impudichi non giova loro più.
      Ma, ed il risultato di quelli articoli sottoscritti così barbaramente e pur d'annunziani? Un certo Alighiero Castelli di Roma (? ni vu, ni connu, - vi è da temere, sotto questa maschera di paglia, una soperchieria: si era in un momento in cui stagnava ad acque basse anche la réclame d'annunziana, ché, alla fine ogni tino, come ogni scarsella, si essica) dunque un signor Alighiero Castelli, non è molto, se ne avrebbe voluto fare, esumandoli, l'editore.
      Corrono i reporters al patrocinatore legale di fiducia Avv. Ferruccio Foà; lo bloccano con ardentissima curiosità sul portone della Corte d'Appello milanese: interrogano: stampano: non si tratta del maggior poeta italiano?
      - Dica, avvocato: ma è possibile che Gabriele D'Annunzio s'acconci a lasciar ristampare in volume e a suo dispetto gli articoli pubblicati su per i giornali, così disse l'imaginifico, ai tempi della sua prima giovinezza?
      - Non soltanto non è possibile, ci rispose cortesemente l'avv. Foà; ma il fatto è che egli si oppone alla pubblicazione che è stata annunciata, e difenderà il suo diritto. Proprio in questi giorni, io stesso ho provveduto a far intimare al signor Alighiero Castelli a Roma, una regolare diffida, avvertendolo che Gabriele D'Annunzio non intende in nessun modo consentirgli di effettuare la pubblicazione ch'egli ha in animo di fare.


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





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