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      Giorni sono Gabriele d'Annunzio faceva pervenire al professor Giorgio Del Vecchio una copia della vita di Cola di Rienzo colla dedica: "A Giorgio del Vecchio annum novum bonum faustum felicem": era un omaggio al filosofo pensoso dell'italianità, era un saluto allo spirito colto che aveva invocato il D'Annunzio sulla cattedra di Bologna; ma dove il volume acquista sapor di curiosità è nella data che conclude la dedica: da buon abruzzese, spirito timoroso delle sorti e dei numeri, Gabriele d'Annunzio non ha osato scrivere il millesimo 1913: ha ricorso ad una circunlocuzione aritmetica: ha scritto 1912 + 1! e ha fatto precedere al numero un cabalisto segno di scongiuro.
      Sarebbe curioso a sapersi se il Poeta seguiterà tutto l'anno a segnar così la data.
      12. L'ultimo ritrattoNessuno di noi avrà, spero, dimenticato che il più assomigliante ritratto di D'Annunzio, sia al fisico che al morale, è quello di cui ci diede notizia il maestro De Titta, e che venne tracciato linearmente, col nero del fusain, sulla muraglia bianca del suo studio dalla celebre ed illustre mano del píttor Michetti, oggi, senatore. Quel disegno sommario, ma inarrivabile, descrive il contorno della figura di un girino - capocchia voluminosa e rotonda, appendici quasi filiformi - in cui è doveroso leggere, senz'altro, la fisionomia del nostro grande poeta.
      Se non che, un ex maestro di scuola, Vico Viganò, che fu lodato da coloro che non se ne intendono come un acquafortista di cartello, dopo d'aver delineato l'effigie di Carducci, di Pascoli, delli amici - come Zi Meo -, e delli animali pascoliani, ha creduto obbligo suo bulinar anche quello del Pescarese.


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D'Annunzio al vaglio dell'Humorismo
di Gian Luigi Lucini
pagine 126

   





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