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      Qui, Rovani battagliava giornalmente perchè, nel tramutarsi necessario della fisionomia cittadina, venissero rispettate le sue sigle speciali e distintive, non si denaturalizzasse il tipo de' suoi monumenti. - Era la Milano che non conosceva l'esigenza nevrastenica della velocità e camminava per le strette vie, ad agio, assaporando l'aria, riguardando alle bacheche, pedinando le popole; che, nelle notti molli e fresche di maggio, non assisteva al doppio scambio di ombre fantastiche, in gara, della luna artificiale voltaica, della luna solitaria e malinconica, in cielo, inquadrata dai tetti a sfondo di prospettiva. Non si fuggivano ancora i gialli carrozzoni della Edison, ronzanti, cigolanti, seguenti il filo della energia, rapidi a svoltare, scampanellando a furia, intempestivi, interrompendo conversazioni e fantasticherie; non ancora frastornava il rumore sordo delle voci e dei piedi, nè infastidiva il fumo del polverio, sul ripetersi arcaico ed atavico di un grido a richiamo del venditore ambulante; il fango, la piova si immelmavano, ma non scintillavano rotaje d'azzurro elettrico, nè suscitavansi uragani di pillacchere, schizzate a raggiera, dalle ruote d'acciajo delle biciclette, nè strideva o mugghiava la sirena automobile, nè, si subivano li urti, i disgusti, il leppo dei fiati prossimi, la promiscuità dei frettolosi. Vi erano i fiacres invece - le cittadine - le moli idropiche delli omnibus, che lentamente si facevano sostituire dai Tram a cavalli della Anonima; vi erano le linguette gialle e trepidanti del gas, riaccese dalla lancia lucifera del lampedée, il quale ricordava quel lampedée in sci fa di du barbis del povero Giovannin Bongè.


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L'ora topica di Carlo Dossi
Saggio di critica integrale
di Gian Luigi Lucini
Editore Nicola & C Varese
1911 pagine 242

   





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