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      Anche noi, finchè si tratta di screditare il nudo realismo, cediamo in tale sentenza, ma a patto di non sostituirvi, quanto lo vale, un nudo idealismo. Scopo dell'arte è la poesia, che è l'accordo prudente tra il finito e l'infinito, altrimenti noi avremo o dei corpi senza animo, o degli animi senza corpo. L'artista deve copiare direttamente dal vero, ma nell'ambiente del proprio animo; deve, per così dire, stacciarlo attraverso il crivello del giudizio individuale".
      Donde facendovi i convenevoli, vi precede, Cicero pro domo sua: "Un(162) momento, bisogna assuefarsi alla vista delle tenebre. Al primo entrare, un sentor misto di fiori, muffa, petrolio. Il piede intoppica a ogni tratto e conviene saltare. Si passa, o almeno sembra, in mezzo a beccate di pappagallo e a gattesche strofinatine, in mezzo a vampe di forno e a zaffate di sorbettiera; quando poi la pupilla arriva a raccogliere la scarsa luce, che discende da una gotica ogiva o da un pertugio di cànova, or da una fiamma di gas o da una bugia di sego, ti accorgi di camminare in un magazzeno da rigattiere antiquario. Roba di tutti i tempi e le foggie, dalla più goffa alla più di buon gusto. Correggesche pitture nel bujo, sgorbi alla Bertini in pieno lume: litografie del Gonin con cornice dorata, acqueforti di Rembrand incollate sui parafochi. E qui incontri, ad esempio, un tripode pompeiano dal severo profilo con su un vaso chinese (una pazzia di porcellana) e, dentro il vaso, fiori di serra stradoppi, leandri che pajono rose, rose imitanti dalie, dalie che si direbbero camelie, - freschissimi per la metà, ma per l'altra metà marci; là un poltronone barocco, che sarebbe il trionfo della comodità, se non gli mancasse una gamba, sovra il quale riposa un elmetto dell'omerica Grecia, oltraggiato da una visiera medioevale in cartone e da un pennacchio di carabiniere.


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L'ora topica di Carlo Dossi
Saggio di critica integrale
di Gian Luigi Lucini
Editore Nicola & C Varese
1911 pagine 242

   





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