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      Ecco Lo Specchio delle Rose. L'autore giovane, tranquillo asceta per la bellezza, cercò dallo stile classico derivare le pose aggraziate, molli e turgide: anima paganamente verginale, a quando a quando, volle lasciarsi corrompere (oh dolce corruzione) dal lievito cristiano e dalle idealità del trecento. Le voci de la casa, il trionfo d'amore, le canzoni e il rondò, dalla vena cavalleresca dei trovatori discesero a lui, cristallini, fragranti, ignari della vita nostra, come il poeta stesso non voleva saperla.
      Critico di poesia artificiale, passò lunghe ore l'artefice a passeggiare ammirando: anche l'ammirazione non era eccessiva, perché bellissime erano le cose che afferrava compiacendosi l'occhio: o meglio sui pendii ad arte sommossi sotto all'ombrelli dei pini italici, vicino ai sorrisi delle Lede ed ai giuochi dei Fauni, dolcemente si sdraiò a pensare. Ma ora nel rifugio che si era costruito, se nessuna cura esteriore lo interrompe, nessuna passione lo fuorvia, nessun altro desiderio lo tormenti, può chiamarsi egoisticamente felice. Egli ha per lui una splendida casa; per noi un'opera vuota; che a simiglianza di quelle bolle di sapone, espresse dal capriccio del fiato fanciullesco, riflettono e cielo, ed alberi, e palazzi, cui lo stesso fiato del bambino distrugge, come voglia.
      Giudizio severo, lo so; s'io mi riguardo non dovrei cosí fare; tanto la giovinezza del poeta e i miei stessi peccati dovrebbero scusarlo. Ma io pure mi condanno. Quante delle mie cose debbo rifiutare, quante delle cose che vivono ho rifiutato insanemente; come voglio amare le cose vive e tralasciare le nebbie!


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Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





Lo Specchio Rose Lede Fauni