Pagina (57/354)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Aggiungansi le paranoie.
      Il genio è una involuzione; ripete, nella coscienza dell'uomo afflitto di questa malattia, le modalità ataviche delli antichissimi padri selvaggi o accumuna la personalità geniale a quella del delinquente. La tesi fu assai combattuta; stettero per il no, per il sí e per il forse; i cosidetti esteti si ribellarono e furono fierissimi contro le accuse, le quali rimpicciolivano il genio.
      Io non me ne intendo: noto che natura maligna ed ironica ha accomunato al creatore di utilità e di bellezza, l'inferiorità dell'animale umano nei piú bassi gradini della vita vegetativa. Ghignando ha inquinato il dono mirifico di far della vita, di produrre delle gioje intense, di incitare l'universali verso il progresso, colla labe della pazzia; anzi, volle che sotto l'impulso pazzesco, quelle utilità, quel progresso, quella vita fossero concreti, mentre, a mente calma, a psiche sana non sarebbero mai stati rivelati. L'entusiasmo delle Pitie o delle Sibille, che prevedevano il futuro; il vaticinio del Fakiri è dunque della genialità; quando, nel delirio, assegnano un fatto futuro e certo in un tempo determinato?
      Ben accolta questa degenerazione per i servigi alla collettività, se dalla palude densa dei mediocri e delli insufficenti esprime il dio umano. Costui sarà chi prevede, e, ribelle con leggi, decreti, contro la stessa natura, imprimerà il suggello di sé sopra ad una nuova utilità. L'abulia di questo volontario è una callida junctura; la scienza volle cosí; la legge del genio, se è vero, ne usa per incitare e comandare il greggie alto e basso che si lascia dirigere e piegare da una forza nevropatica e decadente.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti critici
di Gian Luigi Lucini
pagine 354

   





Pitie Sibille Fakiri